Quella di Laconi è stata una tappa molto particolare.
Ci ero già stato e più di una volta, non solo come visitatore ma proprio come abitante. Quache anno fa avevo accolto la chiamata di Carlo partecipando al primo Rebuilding Coliving proprio a Treballu. Era il 2022, Storie dal vicolo stava nascendo e nella squadra di lavoro c’era anche Annalisa.
Perciò quest'anno non potevo mancare. Ho deciso di esserci proprio in concomitanza del festival sicuro di trovare un ambiente stimolante in cui far nascere l'opera.
Devo essere sincero, non è stato per nulla facile. Mi sono buttato subito nel lavoro disfando e rifacendo tutto daccapo per almeno tre volte. Inizialmente mi sono concentrato sull’iconica finestra del castello Aymerich di cui ormai il paese è quasi schiavo.
Ci sono 3 cose che lo identificano: quella finestra, S. Ignazio e (ormai) Treballu.
Molti ignorano che a Laconi, tra le mura del palazzo Aymerich, sia custodito un tesoro di inestimabile valore: più di 40 menhir provenienti dal territorio del paese e dei dintorni.
Il museo dei menhir è stato il mio ufficio durante i giorni della residenza e la corte del palazzo è stata il teatro del festival Storie dal vicolo.
Un altro aspetto che mi ha colpito, e che passa inosservato, è che Laconi è arroccata su un costone dell’altopiano. A vederlo da fuori non sembra, te ne accorgi solo quando entri dentro le case: casette piccole, ad un solo piano, nascondono al loro interno scale, cantine, labirinti; sono come dei piccoli scrigni.
E te ne accorgi soprattutto quando smetti di metterti in posa in quella cazzo di finestra del castello e guardi oltre: il bosco fitto di fronte agli occhi e sotto ai piedi l’abisso, un dirupo altissimo.
Questi sono gli elementi che ho scelto per rappresentare l'idea che mi sono fatto di questo paese: un piccolo tesoro nascosto dietro un'ingombrante finestra, fatto di case arroccate come piccoli castelli; a sorreggerle denti millenari di trachite incastonati nel terreno.
L'opera è stata in via eccezionale sistemata all'interno del museo e questo potrebbe essere in apparenza in contrasto con quanto dichiarato nel manifesto del progetto.
In realtà il museo è un luogo vivo; Mariano chiama per nome ogni singolo menhir, il cortile del palazzo si popola di persone, eventi; le mura del museo sono in qualche modo un prolungamento delle mura di Treballu ma, soprattutto, ci saranno presto altre novità e con loro una nuova casa.